#Rivelazioni scandalo
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campadailyblog · 4 months ago
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Mel Gibson: I Problemi Legali della Star di Braveheart
Mel Gibson, famoso attore e regista, ha affrontato molti problemi legali. Ha subito accuse di violenza da parte della sua ex Oksana Grigorieva. Inoltre, ha avuto una lunga disputa per il mantenimento della figlia Lucia. Nonostante i successi come in Braveheart, dove ha vinto l’Oscar, i problemi legali hanno pesato sulla sua immagine e carriera. Punti Chiave Mel Gibson ha affrontato numerosi…
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multiverseofseries · 6 months ago
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Rosso, Bianco e Sangue Blu: la rom-com LGBTQ+ bestseller del NY Times disponibile su Prime Video
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La Storia, eh? Scommetto che potremmo scriverne un po', noi due È una delle citazioni più amate dai fan di Red, White & Royal Blue (Rosso, bianco e sangue blu in italiano), il libro di Casey McQuiston che tanto successo ha riscosso fin dalla sua pubblicazione nel 2019, scalando anche le classifiche dei bestseller del NY Times. E dopo aver conquistato i lettori in forma cartacea, è proprio la storia d'amore di Alex e Henry che è possibile vedere anche in versione cinematografica grazie a Prime Video.
Il vero amore non è sempre diplomatico
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Rosso, Bianco e Sangue Blu: un frame del film
Impossibile non iniziare con la tagline del libro, specialmente considerato il fatto che Rosso, Bianco e Sangue Blu è è un'opera che fa delle battute memorabili, dei giochi di parole e dell'ironia uno dei suoi più grandi punti di forza. È infatti una storia carica (a volte, forse, anche troppo) di humor e citazioni di ogni tipo quella di Alex Claremont Diaz (Taylor Zakhar Perez), il figlio della Presidente degli Stati Uniti, e Henry George Edward James Hanover Stuart Fox (Nicholas Galitzine) - era giusto precisare - il Principe d'Inghilterra. Due figure politiche di spicco, ma soprattutto due giovani uomini che si ritrovano a dover soppesare i propri sentimenti assieme ai loro doveri, e che tra un incontro di Stato e l'altro, tra un messaggio e un'email, una catastrofe dolciaria e uno scandalo mediatico, costruiranno uno dei rapporti più idealizzati dai lettori odierni.
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Rosso, Bianco e Sangue Blu: una scena del film
Perché anche se abbiamo ormai superato la soglia del ventennio degli anni 2000, quella in cui viviamo resta una società dalle mille contraddizioni, e per quanto si possa andare avanti, ci sarà sempre qualcosa in cui non saremo mai davvero tutti al passo. Il discorso LGBTQ+ in Rosso, Bianco e Sangue Blu ha ovviamente la sua rilevanza, e viene contrapposto alla tradizione più nel caso di Henry e della monarchia che in quello di Alex (figlio di un Presidente donna e di un Senatore di origini latinoamericane), ma è la ricerca di sé stessi e della propria identità, la volontà di ascoltare e comprendere il proprio cuore, a rappresentare l'elemento centrale del racconto.
Spazio, dunque, alle domande sulla propria sessualità, anche se i protagonisti sembrano avere già un'idea abbastanza chiara. Spazio anche alla conversazione generata da tali "rivelazioni" che, fedele all'opera originale, non occupano in verità più di qualche pagina, come nel caso del coming out di Alex con sua madre, ma soprattutto ci si concentra sullo sviluppo del rapporto tra i due e sulle possibili implicazioni, in ambito politico e quotidiano, di una relazione tra figure di rilievo quali sono.
Certo, il rischio di risultare eccessivamente didascalici è in agguato, e non sempre si riesce ad evitarlo, ma nel grande schema delle cose, sta a voi decidere quanto andrà ad influire sul vostro godimento dell'opera.
Dalla pagina allo schermo
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Rosso, Bianco e Sangue Blu: un'immagine del film
Uno degli aspetti su cui la trasposizione di Rosso, Bianco e Sangue Blu diretta da Matthew López sembra aver riversato maggior impegno è stato rendere il più tangibile possibile il legame che man mano si viene a creare tra Alex e Henry, trovando anche interessanti soluzioni registiche nella realizzazione degli scambi di battute tra i due durante la corrispondenza virtuale che solidifica la loro semplice attrazione prima, vera e propria relazione poi. Funzionano le personificazioni dei messaggi, e in generale gli espedienti grafici adottati, che poggiano molto sul lavoro dei due interpreti, la cui chimica è abbastanza evidente; tuttavia a volte sono presenti momenti un tantino troppo melensi. Sebbene il regista abbia indicato Zakhar Perez come l'attore in partenza più simile al suo personaggio, è Galitzine quello che sembra essersi calato davvero alla perfezione nel ruolo, aiutato forse anche dal fatto che di principi, ormai, sta diventando abbastanza esperto (l'ultimo adattamento di Cenerentola vi ricorda nulla?).
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Rosso, Bianco e Sangue Blu: un momento del film
Può lasciare, invece, perplessi la gestione dei tempi, con i primi 40 minuti del film occupati da un susseguirsi di eventi presentati in maniera alquanto sbrigativa, come se non si vedesse l'ora di lasciarsi alle spalle i "convenevoli" e dedicarsi al resto della narrazione (anche in questo caso l'adattamento è fedele al romanzo d'origine). A risentirne è però il pacing della pellicola che, a causa di tale sbilanciamento, può creare scompenso nella percezione dello spettatore. Saranno forse anche le scelte di montaggio che non contribuiscono a un risultato perfettamente omogeneo in alcuni casi, ma queste potrebbero magari rappresentare un plus per alcuni.
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Rosso, Bianco e Sangue Blu: una foto del film
La maggior parte delle dinamiche e le interazioni tra i vari personaggi (almeno quelli che son stati mantenuti), a ogni modo, trovano con facilità la loro strada per il piccolo schermo, come ad esempio quella tra il braccio destro del Presidente Zahra (Sarah Shahi) e Alex, o quella tra quest'ultimo e l'agente della sicurezza Amy Gupta, sempre in grado di strappare un sorriso.
In conclusione Rosso, Bianco e Sangue Blu non innalzo a capolavoro né demonizzo la nuova produzione targata Prime Video, che fa il suo senza infamia e senza lode. Ma se, alla fine della visione, ciò che più vi sono rimasti sono l'umanità e il calore che il film si prefigge di trasmettere allo spettatore, allora la si può definire una rom-com piuttosto riuscita, al netto di tutti i difetti che può presentare.
Perché ci piace 👍🏻
La sensazione di tenerezza che è in grado di trasmettere.
Le trovate registiche utilizzate per rendere determinati passaggi della storia.
Buona chimica tra gli attori.
Cosa non va 👎🏻
Utilizzo dei tempi filmici e pacing del racconto.
Scelte di montaggio opinabili.
A volte eccessivamente didascalico, a volte un po' (troppo) melenso e artificioso.
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aitan · 1 year ago
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Mentre scoppia, finalmente, lo scandalo sui diplomi facili comprati presso centinaia di scuole paritarie, il Ministro Valditara annuncia lo stanziamento di 20 milioni di Euro per il 2023 e 110 milioni dal 2024 destinati proprio alle scuole paritarie.
Un colpo al cerchio, uno alla botte e due ai c...
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anchesetuttinoino · 4 months ago
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Yury Stryhun sapeva che denunciare pubblicamente un grave caso di censura di massa all’agenzia statale di informazione ucraina Ukrinform, la più importante del paese, gli avrebbe potenzialmente attirato molti guai. Non si aspettava però di ricevere un’email dall’ufficio centrale dell’agenzia di Kiev il giorno dopo le rivelazioni che hanno fatto scalpore. «Mi informavano che avevano ricevuto una lettera dall’ufficio di arruolamento della Commissione militare: ero convocato per l’aggiornamento dei miei dati personali», racconta il giornalista ucraino a Tempi.
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«Zelensky vuole punire Chernihiv»
La lista, inoltre, era molto sensibile. Se per la regione di Cherkasy non c’erano figure da non intervistare, gli interlocutori banditi in quella di Chernihiv costituivano un elenco lungo due pagine.
Stryhun spiega a Tempi perché: «Volodymyr Zelensky e Yermak stanno cercando di punire la città di Chernihiv perché il sindaco e il segretario del Consiglio comunale si sono rifiutati di prendere ordini dall’Ufficio del presidente. Di conseguenza, il sindaco, Vladyslav Atroshenko, è stato rimosso dopo che un tribunale ha formulato contro di lui accuse false, mentre il segretario ha subito numerose perquisizioni da parte della polizia e della Sbu (i servizi segreti ucraini, ndr)».
Infine, continua il giornalista ucraino, «l’Ufficio del presidente ha istituito un’amministrazione militare della città, con l’obiettivo di trasferire a questo organismo i fondi e le funzioni del Consiglio comunale. Tutti i giornalisti, funzionari e personalità pubbliche di Chernihiv che si sono opposti a questa mossa erano inseriti nella lista nera».
Lo scandalo censura scoppia in Ucraina
Uno scandalo di queste proporzioni, che i media ucraini hanno paragonato alla censura sistematica utilizzata dal governo guidato dal presidente filorusso Viktor Yanukovych, non poteva rimanere nascosto a lungo.
I primi a raccontarlo a maggio sono stati i giornalisti della Ukrainska Pravda e dopo che il bubbone era scoppiato, «anch’io ho diffuso la lista nera dei personaggi da non intervistare, rilasciando interviste ai media. Il giorno successivo, come dicevo, mi è arrivata la lettera dell’ufficio di arruolamento».
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juve-3 · 4 months ago
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ARBITRO FA RIVELAZIONI SHOCK!EUROPEI SCANDALO CEFERIN! #calcio #juventu...
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delectablywaywardbeard-blog · 7 months ago
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Gb, "bambini come cavie" in scandalo sangue infetto anni Settanta
In Gran Bretagna emergono nuove rivelazioni sullo scandalo del sangue infetto che negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo coinvolse numerosi ospedali del servizio sanitario nazionale e migliaia di persone, bambini inclusi. Un documentario della Bbc ha raccolto testimonianze da cui risulta come medici e centri di ricerca abbiano trattato in particolare i bambini alla stregua di “cavie” da…
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m2024a · 9 months ago
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/02/crac-chiara-ferragniqualcuno-spiffera.html Crac Chiara Ferragni: qualcuno spiffera chi è il vero responsabile del disastro | Anche se è lei quella… Nuove rivelazioni su Chiara Ferragni e il suo impero economico: arriva la soffiata dall'ex collaboratore dell'imprenditrice. È trascorso un anno esatto da quando Chiara Ferragni ha decisamente spiazzato la platea dell'Ariston con i suoi outfit provocatori e il monologo autoriferito, tappa professionale che le ha regalato nuovo lustro in rete. Eppure, a distanza di qualche mese da Sanremo 2023, l'imprenditrice digitale ha imboccato un presunto viale del tramonto, sancito in primis dallo scandalo sui pandori brandizzati, e poi dai successivi clamori, legati in modo analogo ad iniziative commerciali fumose e apparentemente ingannevoli. Attualmente, Chiara Ferragni risulta indagata dalla Procura di Milano per il reato di truffa aggravata, e numerosi brand si sono sfilati dalle collaborazioni pattuite con l'influencer, evento che potrebbe segnare l'inizio della fine del suo impero commerciale. Come se ciò non bastasse, anche il sodalizio romantico con il marito sembra sul punto di sgretolarsi: la coppia sembra trascorrere sempre più tempo distante l'uno dall'altra, e il 2024 rischia di configurarsi come il secondo annus horribilis per i Ferragnez. Nelle ultime ore, per giunta, un ex collaboratore dell'imprenditrice ha rilasciato succose dichiarazioni alla stampa… Chiara Ferragni, parla l'ex collaboratore: Non fa più l'influencer A rilasciare le ghiotte indiscrezioni sull'imprenditrice è Karim Martino, responsabile del lancio commerciale del blog The Blonde Salad, piattaforma che ha definitivamente consacrato Chiara Ferragni nell'olimpo delle celebrities. L'ex collaboratore ha riferito a Il Messaggero: A fine 2009 inizio a lavorare al progetto ‘The Blonde Salad' con la Ferragni. Lavoravo sul blog, non sui social. Prendemmo allora l'incarico come società, e poi abbiamo fatto lo sviluppo tecnico, abbiamo trovato la concessionaria. Insomma, abbiamo fatto crescere quello che era un progetto amatoriale, e l'abbiamo fatto diventare invece un progetto professionale. Karim Martino ha poi spiegato qual è la reale posizione professionale di Chiara Ferragni: Non è più un'influencer, perché guadagna da contratti di immagine, più che da quello che fa sui social. L'immagine dell'imprenditrice, però, è stata gravemente compromessa dai recenti scandali, e Karim ha rivelato il suo punto di vista sulla vicenda. Purtroppo, lei è già colpevole: guai grossi per Chiara Ferragni L'ex collaboratore ha riferito: Per il pubblico, purtroppo, lei è già colpevole, anche se c'è un giudizio in atto. Sembra veramente che tutta la gente che la amava adesso la odi, con una forza che stupisce. E ha infine spezzato una lancia a favore dell'imprenditrice: Chiara Ferragni non è una persona, ma un'azienda, un brand. È difficile mantenere il controllo di quello che succede quando inizi ad avere una struttura piramidale in cui distribuisci le responsabilità. In questo caso, è difficile attribuire e capire se la colpa sia sua, anche se lei è quella che dà il nome. Bisogna veramente capire quello che è successo.
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scienza-magia · 9 months ago
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Il business immobiliare miliardario nei paradisi fiscali
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Intrigo a Montecarlo, tre famiglie (italiane) in guerra per il business degli immobili. Dietro le rivelazioni dell’ex gestore del patrimonio del principe Alberto una lotta senza quartiere per un mercato miliardario dove un metro quadro si vende anche a 80mila euro. Questa è una storia di quattrini e di colpi bassi. Di avidità e di vendette. Ma all’origine di tutto ci sono solo i soldi, un fiume di denaro che arriva a Montecarlo e gonfia le casse di un pugno di società immobiliari controllate da miliardari italiani o di origine italiana. Dietro l’intrigo di palazzo che sta destabilizzando il Principato di Monaco e la famiglia Grimaldi - finito sulle prime pagine dei giornali francesi - ci sono gli interessi del colossale business delle costruzioni nel paradiso fiscale sulla Costa Azzurra. Un business dominato da tre famiglie: i Pastor, i Marzocco e i Caroli. La storia ha preso una piega imbarazzante per la dinastia del principe Alberto II quando il suo ex gestore del patrimonio personale, Claude Palmero, 67 anni, ha cominciato a raccontare al giornale francese Le Monde alcuni particolari che dovevano rimanere riservati sui beni di Sua altezza serenissima e della sua famiglia, valutati in circa un miliardo di euro. Un racconto fatto di spese pazze, di società fantasma e di prestanome. Così, il principe Alberto è stato tirato con forza dentro una specie di spy story che non è andata in scena sul palco dell’Opéra de Monte Carlo ma su un misterioso sito internet comparso dal nulla e il cui copione – almeno finora - aveva previsto per l’esponente dei Grimaldi un ruolo di semplice comparsa. Una trama che ricorda da lontano quella del romanzo di Tom Wolfe, “Il falò delle vanità”. I dossier della Rocca Tutto è cominciato alla fine del 2021, quando su un sito ospitato dalla piattaforma Substack sono stati pubblicati decine di documenti hackerati dalla posta elettronica di alcuni componenti dell’entourage di Alberto II e denominati con intuizione scenica “Les Dossiers du Rocher”. Sottotitolo: “Fughe di notizie e documenti su politici e imprenditori corrotti a Monaco”. L’obiettivo, anzi gli obiettivi di questa campagna di veleni - insolita per Montecarlo - erano i quattro membri del “cerchio magico” di Alberto II: il suo capo di gabinetto Laurent Anselmi, il suo avvocato e amico d’infanzia Thierry Lacoste, il presidente del Tribunale supremo Didier Linotte e Claude Palmero, il commercialista che per circa vent’anni ha gestito gli affari personali del principe prima di essere licenziato nel luglio 2023 dallo stesso Alberto II. Il gruppo veniva definito con l’appellativo di “G4” o di “Gruppo dei quattro” e veniva accusato – documenti alla mano – di aver tramato per condizionare i grandi appalti pubblici del Principato. Ma chi è il “corvo” che si nasconde dietro queste rivelazioni? Palmero – che dopo il suo licenziamento si è sentito tradito dal principe e ha deciso di far leggere i suoi documenti ai giornalisti di Le Monde, Gérard Davet e Fabrice Lhomme – sospetta neppure tanto velatamente che dietro i “Dossiers du Rocher” ci sia Patrice Pastor, l’uomo che viene soprannominato “il re di Montecarlo” per la sua ricchezza enormemente superiore a quella di Alberto II. Ma lui smentisce decisamente, sostenendo di non aver bisogno di ricorrere a mezzi del genere per far valere le sue ragioni. E allora, cosa c’è dietro questo scandalo che fa tremare il Palazzo dei Principi sulla rocca di Montecarlo? Monaco come Dubai Per capirlo basta un colpo d’occhio alla skyline del piccolo paradiso fiscale. I due chilometri quadrati di territorio su cui sorge Monaco sono costellati da decine di gru lungo la costa ma anche nei quartieri più interni. Montecarlo sembra una piccola Dubai. E come Dubai sta rubando spazio al mare per trovare nuove superfici su cui costruire appartamenti e strutture di lusso. Perché i super ricchi che diventano sempre più ricchi hanno molti soldi da investire e Montecarlo è una delle località più ambite. Tranquilla, in un luogo baciato dal sole e, soprattutto, in Europa. Così, è solo camminando per le strade del Principato che si notano gli effetti concreti dei fenomeni mondiali raccontati dalle indagini sulla concentrazione della ricchezza diffuse da Oxam al vertice di Davos. A Montecarlo i metri quadrati sono oro. Gli appartamenti vengono venduti a un prezzo medio di oltre 50mila euro al metro ma per le nuove strutture si può arrivare vicini al raddoppio. Dunque, accaparrarsi un progetto per una nuova area o per un semplice grattacielo significa guadagnare centinaia di milioni di euro. Ed è proprio questo il punto. Le email e i documenti contenuti nei “Dossiers du Rocher” riguardano alcuni progetti immobiliari milionari che sono stati sviluppati negli ultimi anni nel Principato. È il business d’oro delle costruzioni, infatti, l’oggetto attorno al quale ruotano i veleni e le accuse al “Gruppo dei quattro” di aver condizionato i grandi appalti pubblici a Montecarlo. L’obiettivo dell’anonimo “corvo” era quello di dimostrare che l’entourage di Alberto II tramava a favore dei Marzocco e dei Caroli, le due famiglie che nel Principato si sono ritagliate una corposa fetta del business immobiliare a scapito dello storico monopolista: la famiglia Pastor. Paradossalmente, lo stesso ex gestore dei beni di Alberto II, Claude Palmero, ha confermato ai giornalisti di Le Monde che la fine del monopolio dei Pastor era uno dei suoi obiettivi per fare in modo che le entrate del Principato aumentassero. Tutto questo era dunque nell’interesse dei Grimaldi. Da Imperia a Montecarlo Patrice Pastor, monegasco, 51 anni, appartiene alla quarta generazione della famiglia di costruttori che controlla una grossa percentuale degli edifici di Montecarlo. Capelli lunghi e neri, un po’ ingrigiti dall’età, fisico asciutto e occhiali di cornice nera, Patrice è figlio di Victor Pastor e nipote di Gildo, a sua volta figlio del capostipite Giovanni Battista Pastor, un ex minatore e scalpellino nato in provincia di Imperia che nel 1880 era emigrato a Montecarlo per lavorare alla costruzione della chiesa di San Carlo. Giovanni Battista (che cambiò nome in Jean Baptiste) costruì il vecchio stadio di calcio Louis II e con i soldi ricavati acquistò intere aree di territorio nella zona del Larvotto, in un periodo in cui i terreni a est del Casinò non erano ancora edificati. Ma quando il principe Ranieri trasformò Montecarlo in paradiso fiscale, Pastor cominciò a costruire condomini di lusso nell’area che oggi è tra le più esclusive del Principato e pose le basi di un impero immobiliare che non ha pari nel piccolo Stato. Il suo pronipote Patrice oggi è presidente della J.B. Pastor & Fils, la capogruppo di famiglia. Stando agli appunti di Claude Palmero, i Pastor hanno quasi il monopolio delle proprietà immobiliari di Monaco. Forse è per questo che l’ex amministratore di Alberto II apostrofava Patrice Pastor con il nomignolo “P2”, una sigla che si riferisce alle iniziali del nome dell’imprenditore ma con un ovvio riferimento negativo alla ex loggia massonica italiana. Il progetto conteso È probabile che a innescare la guerra tra i miliardari sia stato l’appalto per il progetto della Esplanade des pêcheurs, uno sviluppo immobiliare accanto a Port Hercule, la rada dove attraccano i megayacht dei Paperoni del Principato. Il progetto iniziale si estendeva su una superficie di circa 13mila metri quadrati ed era entrato nelle mire dei Pastor. Ma nel 2014 il governo aveva assegnato il piano al gruppo Caroli, salvo poi cambiare idea sostenendo che i cantieri avrebbero impedito lo svolgimento del Gran Premio di Formula 1. Gli accordi vennero cancellati. Così Antonio Caroli si era rivolto alla giustizia e nel 2018 aveva ottenuto un risarcimento di 157 milioni di euro dallo Stato monegasco. Ma chiedere 157 milioni al Principato sarebbe stato troppo per un imprenditore che fa affari soprattutto grazie agli appalti pubblici. Un comportamento quantomeno indelicato. E allora Caroli ha raggiunto un accordo con il governo. Il costruttore ha rinunciato al risarcimento ma curerà il progetto, che sarà ridimensionato e non provocherà problemi all’evento più importante di Monaco. La controversia però non è finita qui, perché Patrice Pastor si è opposto a questa decisione e nel contenzioso giudiziario aperto per accaparrarsi il progetto, ha chiesto la ricusazione del presidente del Tribunale supremo, Didier Linotte, appoggiandosi proprio ai “Dossier du Rocher”, secondo i quali tra il giudice e il gruppo Caroli ci sarebbero stati legami che avrebbero leso l’imparzialità di Linotte. Ma la corte non gli ha dato ragione. Il “re di Monaco”, detentore di una fortuna valutata in 20 miliardi di euro si è dovuto piegare al gruppo concorrente. Un romano in Costa Azzurra L’uomo che lo ha battuto è Antonio Caroli, il secondo dei tre miliardari italiani (o di origine italiana) veri protagonisti di questa storia. Caroli è nato a Roma 76 anni fa. Nel 1974, quando aveva 27 anni, ha sposato a Helsinki, in Finlandia, la moglie Ulla Soderholm, e nel 1978 ha fondato a Montecarlo la prima società immobiliare di un gruppo che oggi conta più di 22 realtà. In questi anni il Groupe Caroli – il nome sotto il cui cappello sono raggruppate tutte le entità - ha realizzato 80 operazioni immobiliari a Monaco e in Francia, dove Caroli è il beneficiario effettivo di almeno altre sei imprese. Il primo edificio costruito è in realtà del 1976 ma da allora la famiglia italiana ha realizzato anche il Loews Hotel, oggi Fairmont, che gli appassionati di Formula 1 conoscono perché si trova esattamente accanto alla più famosa curva a gomito del circuito monegasco. E poi La Réserve e Le Mirabeau al Larvotto, il Monte-Carlo Palace sul Boulevard des Moulins, il Soleil d’Or alla Condamine, le Terrasses du Port a Fontvieille e lo Yacht Club, uno strano edificio che ha la forma di una nave. Una delle sue società, la Société Monégasque d’études et de travaux (Smetra) prenderà il nome di Caroli Bat nel 2017. A poco a poco ma con determinazione, Caroli – divenuto ormai miliardario – ha esteso il suo raggio d’azione nel Principato. Oggi il suo gruppo pubblica due giornali, Monaco Hebdo e l’Observateur de Monaco, ha un impianto per la stampa, si occupa di pubblicità e di comunicazione, di installazioni per eventi, di gastronomia e di sicurezza privata. I tentacoli dell’imprenditore romano arrivano quasi dappertutto e gran parte degli affari derivano dagli ottimi rapporti con lo Stato. Ecco perché sarebbe stato inopportuno per uno come lui accettare il risarcimento di 157 milioni e voltare le spalle – probabilmente – agli appalti pubblici nel Principato. Fuga da Sanremo E poi ci sono i Marzocco. Anche di loro c’è traccia praticamente dappertutto a Montecarlo. Davanti al Monte Carlo Bay Hotel & Resort, ad esempio, il gruppo Marzocco sta terminando la costruzione dell’enorme progetto immobiliare Testimonio II. Il nuovo quartiere comprende due torri alte rispettivamente 100 e 110 metri, con 378 appartamenti di proprietà statale. E poi altre 56 proprietà con cinque ville e una nuova sede della Scuola internazionale di Monaco che accoglierà 700 studenti. Costruzioni di extra-lusso, naturalmente. Il capostipite, Claudio Marzocco, famiglia di costruttori, fu rapito dalla ‘ndrangheta nel suo ufficio di Sanremo il 22 gennaio 1988. Ritornerà libero 15 giorni dopo. Aveva 29 anni e insieme alla famiglia decise di trasferirsi immediatamente a Montecarlo, dove fondò il gruppo che guida ancora oggi insieme al fratello, ai figli e ai nipoti. I Marzocco hanno legato il loro nome alla costruzione della Tour Odéon, l’edificio più alto di Montecarlo, una torre di 49 piani con la penthouse più cara del mondo, venduta a 300 milioni di euro. La famiglia ligure vanta ottimi rapporti con Flavio Briatore, con il quale era socia nella società lussemburghese Splendor Investments (chiusa alla fine del 2023), partecipata anche da Bioera, società italiana finita al centro delle cronache per i suoi problemi finanziari. Sempre con Briatore e con l’imprenditore Gabriele Volpi, i costruttori di Monaco erano soci in un’altra società lussemburghese, la Starfly. Più recente, sempre nel Granducato, è invece l’alleanza dei soliti Marzocco e Briatore con l’armatore Gianluigi Aponte (attraverso la Sas Shipping Agencies Services), con il manager Claudio Costamagna e con l’imprenditore Danilo Iervolino. Il gruppo di imprenditori è azionista della holding Cfh che controlla il 100% di Unopiù, brand di design nel settore dei mobili outdoor di alta gamma, uscito dal concordato preventivo nel 2022. Guadagni milionari Nella contesa fra i miliardari dell’immobiliare monegasco un punto a favore è andato alla famiglia Pastor. Perché alla fine il “Gruppo dei quattro” è stato disgregato. Claude Palmero è stato licenziato ma anche il capo di Gabinetto, Laurent Anselmi, ha lasciato l’incarico. Il presidente del Tribunale supremo, Didier Linotte, è ancora al suo posto, così come Thierry Lacoste, l’amico d’infanzia e avvocato. Ma Alberto II, che all’inizio non pareva convinto dalle accuse dei “Dossiers du Rocher”, sembra oggi schierato dalla parte opposta e avrebbe incontrato in segreto Claude Pastor due mesi prima del licenziamento di Palmero. Nel frattempo, è scoppiata anche guerra del web. Il contro-sito “Les Vrais Dossiers Du Rocher”, contesta la campagna del misterioso portale che ha dato il via allo scandalo. Non poteva mancare neppure il fronte giudiziario, con procedimenti contrapposti aperti fra Parigi e Montecarlo. La battaglia dei miliardari infuria ormai dappertutto. E si capisce il perché. In un documento dei “Dossiers du Rocher” si spiega che il costo di costruzione di un nuovo edificio è di 10mila euro al metro quadrato ma quello di vendita raggiunge i 60-80mila euro. Dedotte l’Iva e gli oneri di commercializzazione, il margine netto per ogni metro quadrato costruito è di almeno 35mila euro. Montecarlo è seduta sull’oro. E forse la spy story sulla Costa Azzurra non è ancora finita. Read the full article
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giancarlonicoli · 1 year ago
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15 ott 2023 14:30
CALCIO MARCIO FOR EVER – ZAZZARONI METTE IN FILA TUTTE LE PORCHERIE DEL PALLONE ITALIANO DEGLI ULTIMI 2 ANNI, DAL CASO TAMPONI ALLO SCANDALO PLUSVALENZE, DAL DOPING FINO ALLE SCOMMESSE - QUANDO UN PRODOTTO COSÌ IMPORTANTE VIENE AGGREDITO PUNTUALMENTE DA SCANDALI DI OGNI GENERE DIVENTA NECESSARIO RICORRERE A SCELTE DRASTICHE (SPETTANO A GRAVINA)" – PS: "IL CASO SCOMMESSE STA DIVENTANDO UN ROZZO FESTIVAL DEL”FAKE”. CREDO CHE GLI INQUIRENTI DOVREBBERO…" -
Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
E anche Italia-Malta è andata. Bonaventura, Berardi e Frattesi hanno segnato gol molto belli e martedì sera ci giochiamo la qualificazione diretta a Wembley. Durante la partita ho pensato spesso ad altro, lo ammetto.  
 A questo. Ieri sia un importante ex calciatore, sia un giornalista di Repubblica - e in seguito tanti altri - hanno ricevuto un documento, spacciato come proveniente dalla procura di Torino, che conteneva nomi e cognomi di calciatori sotto osservazione. Fatta una rapida verifica con un penalista e un collega della giudiziaria, si è rivelato un rozzo fake.  
Ora, se oltre alle rivelazioni di Corona e alle decine di liste che stanno riempiendo cellulari e rete, siamo arrivati ai documenti falsi significa che la situazione non è più grave ma gravissima. Per questo credo che gli inquirenti dovrebbero metterci un punto di chiarezza.  
Mamma mia che disastro gli ultimi due anni del calcio italiano. Quando ho mostrato l’elenco che sto per pubblicare a un allenatore, il suo commento è stato pieno di sarcasmo: «dopo il covid è tornata la vita». In tutte le accezioni e espressioni peggiori dal punto di vista sportivo e morale. 
Ecco, infatti, in rapida sintesi, quello che il nostro calcio e gli appassionati hanno dovuto sopportare in poco più di ventiquattro mesi. Soprattutto per queste ragioni tanti l’hanno abbandonato. Da mesi i produttori dello spettacolo - i presidenti di serie A - stanno invece tentando di ottenere 900 milioni, 1 miliardo, dalle piattaforme tv per quel che resta di buono. Auguri.
L’ordine temporale è un dettaglio:  
1) il Caso tamponi. 
2) Lo scandalo plusvalenze in due atti. 
3) Le manifestazioni di razzismo negli stadi (ricordo per tutte Juve-Inter, vittima Lukaku). 
4) La curva nord di San Siro svuotata con la forza per l’omaggio al capo ultrà interista morto. 
5) L’aumento del prezzo dei biglietti in Serie A con maggiorazioni superiori del 20%. 
6) Il caso D’Onofrio e relativa decapitazione dei vertici arbitrali. 
7) Il fallimento di alcune società e la mancata iscrizione delle stesse ai campionati di riferimento. 
8) Il ritorno del doping (Pogba). 
9) I calciatori scommettitori.  
a decima voce potrebbe essere l’indecenza non solo sportiva della seconda esclusione di fila dai Mondiali.  
Devo aver dimenticato qualcosa. Ma dieci punti possono bastare per pretendere che qualcosa di serio e definitivo venga fatto. Non ci si può rifugiare dietro lo scudo dell’ingestibilità di certi comportamenti. L’immagine nel calcio è anche sostanza e quando un prodotto così importante viene aggredito puntualmente da scandali di ogni genere diventa necessario ricorrere a scelte drastiche (spettano a Gravina). 
Ho visto infatti nascere campagne moralistiche per eventi privi di sostanza - come dire - illecita come il mercato arabo, ovvero la distribuzione generosa di capitali dal mondo del petrolio a quello europeo, proprio come un tempo i club italiani più ricchi sorreggevano i club provinciali acquistandone a suon di milioni i giovani talentuosi, usanza - ahinoi - abolita spostando l’attenzione e gli investimenti verso i Paesi d’Africa, dove da anni il ruolo di generosi… petrolieri lo esercitiamo noi e i francesi. Fumo negli occhi, l’attentato arabo al nostro capitale tecnico spesso rappresentato da giocatori stranieri già coinvolti in un business planetario.  
Il marcio - adesso lo vediamo - è altrove. Anche nello stesso mondo azzurro ex manciniano nel quale il primo scandalo fu perdere con la Macedonia mentre oggi si giudicano le perdite o i successi al banco delle scommesse. Con buona pace di chi predica - lo ha detto anche Baggio, ma lui può, facitore di vittorie - la religione della sconfitta. 
PS. Nonostante casi, casini e scandali, a Bari i paganti erano 56mila e hanno tifato, si sono divertiti. La forza del calcio è anche la sua debolezza. E viceversa. La passione per il pallone ha un’impressionante resistenza alle sconcezze. La passione non si piega alle leggi della ragione - diceva il grande Sandor Marai - non si cura minimamente di quello che riceverà in cambio, vuole esprimersi fino in fondo, imporre la sua volontà. 
Già, ma fino a quando?  
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Fuga di notizie dal Pentagono: viene identificata la talpa
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Fuga di notizie dal Pentagono: viene identificata la talpa Nelle ultime ore si sono intensificate le ricerche del soggetto che ha rubato e diffuso documenti top-secret del Pentagono facendo scattare l’allerta alla Casa Bianca. Da quanto appreso dalle indagini e come ha riferito da The Washington Post “la talpa è un giovane razzista appassionato di armi che lavorava in una base militare che stava cercando di impressionare, con le sue rivelazioni, un gruppo di una chat su Internet”. Negli ultimi mesi ha pubblicato su un server Discord -app di messaggistica legata ai videogiochi- decine di documenti secretati sottraendoli dal Pentagono. A fare chiarezza sulla questione è il Post che ha intervistato due membri della chat in cui la talpa pubblicava il materiale top secret. “Si faceva chiamare OG e pubblicava regolarmente i documenti sul server” dichiarano le fonti. Poi aggiungono: “trascorreva parte della sua giornata all’interno di una struttura sicura che vietava i cellulari e altri dispositivi elettronici”, e ancora  “ha lavorato duramente per ore scrivendo i documenti riservati da condividere con i suoi compagni nel server Discord”. Le fonti concludono rivelando cosa ha spinto “OG” a compiere il gesto: “Aveva una visione oscura del governo e considerava le forze dell’ordine una forza sinistra”. Tra i vari documenti classificati venuti allo scoperto, come riportato dalla BBC, alcuni ad esempio confermerebbero la presenza di soldati Nato in Ucraina, come sospettato dai russi, aumentando così la tensione internazionale. Inoltre le fughe di notizie hanno messo in luce le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla fattibilità di un’imminente controffensiva ucraina contro le forze russe e hanno evidenziato che Washington spiava anche gli alleati. L’Fbi, in queste ultime ore, è riuscita ad arrestare il giovane che avrebbe causato questa fuga di informazioni top-secret, riguardanti anche la guerra in Ucraina: è Jack Teixeira, un 21 enne dell’Intelligence della Guardia nazionale aerea del Massachusetts. In calzoncini corti e t-shirt è stato costretto a consegnarsi fuori da casa sua avanzando all’indietro con le mani sulla nuca, mentre alcuni agenti gli puntavano le armi protetti da un blindato. Già oggi comparirà davanti ai giudici federali, a Boston. Il procuratore generale Merrick Garland ha detto che l’accusa per Teixeira dovrebbe essere quella di “rimozione non autorizzata di informazioni classificate della difesa nazionale”. Secondo il Pentagono, al lavoro sullo scandalo, ha sottolineato che la fuga di notizie ha rappresentato un “rischio molto serio per la sicurezza nazionale”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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campadailyblog · 4 months ago
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Gabriel Garko: Attore di successo, finito nei guai
Gabriel Garko è un attore italiano molto conosciuto. Ha fatto parte di serie come Il Bello delle Donne e L’onore e il. Ora torna in una nuova serie, Se potessi dirti addio. Ma la sua carriera non è stata solo di successi. Ha affrontato anche problemi legali e gossip sulla sua vita privata. Questi hanno causato momenti difficili per lui. Punti chiave Gabriel Garko è un famoso attore italiano…
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rosaleona · 2 years ago
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La denuncia del Times: “Irruzioni degli addetti di British gas nelle case delle persone più deboli per costringerle a pagare”
La denuncia del Times: “Irruzioni degli addetti di British gas nelle case delle persone più deboli per costringerle a pagare” https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/02/la-denuncia-del-times-irruzioni-degli-addetti-di-british-gas-nelle-case-delle-persone-piu-deboli-per-costringerle-a-pagare/6983549/
Ciò che accade in Inghilterra prima o poi succede anche da noi. Comincio già a tremare.
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dreamers-queen · 5 years ago
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@giotanner
ha risposto al tuo post
“Ma non vi fate schifo?”
Ed ovviamente "prima di questa donna lui non parlava né presentava la sua fidanzata, quindi è per forza una montatura" gné gné ce lo aggiungo io. Perché anche questa stronzata è stata smontata, giacché Ermal taggava Silvia e la salutava su i social, parlava di lei nelle interviste quando stavano assieme. E questa donna potrebbe essere l'amica o la compagna, ma non la sta trattando in modo "da business/da copertura" Che schifo poi chiamarla "approfittatrice" ��
Quoto perché credo che la questione meriti di essere approfondita - anche se, probabilmente, il non averne parlato nel post principale è stata una specie di omissione inconscia dettata dal fatto che proprio non mi piace tirare in ballo le ex, ma è necessario perché in ballo le ex ci sono già, e principalmente Silvia, essendo un personaggio pubblico.
Questa storia che Ermal non abbia mai parlato di Silvia, o lei di lui, non è solo una sciocchezza, è proprio una carognata. 
Le complottiste (non “le shipper” in genere, le complottiste, che è diverso, anche se più passa il tempo e più diventano sinonimi, purtroppo) hanno già dimenticato quanta merda è piovuta addosso a Silvia quando Ermal - che notoriamente non sa tenersi un cecio in bocca, altro che “non ne parlava maaaaiiii” - ha raccontato che è stata lei a lasciarlo? Di chi pensano che parlassero canzoni come Ragazza Paradiso (ah, già, qualche volta gli scappa di non pronunciare proprio bene bene la “a” di ragazza, quindi...all'epoca mi faceva sorridere questa storia, ci ho scherzato tanto, ma non la trovo più divertente, se diventa l’ennesimo pretesto per sminuire Silvia)? Fanno finta di non vedere quanta merda le stia ANCORA piovendo addosso ora che, com'è suo diritto fare, sta mostrando molto apertamente l’uomo con cui si presume (se non è già stato confermato) che abbia una relazione ora?  
Eh già, questo non fa comodo alle varie teorie del complotto, quindi facciamo finta di non vedere e continuiamo pure con questa ridicola “prova” che non solo non prova nulla ma somiglia più ad una smentita. 
Guai a pensare che Ermal possa essere una persona, e che, come tutti gli esseri umani del mondo, lui possa crescere, cambiare, anche decidere di vivere pubblicamente una nuova relazione in modo persino diametralmente opposto a come ha vissuto le precedenti, perché no? Che male ci sarebbe? Ma saranno cazzi suoi? Eh no, perché poi i conti non tornano.
Scommetto che nessuno si lamenterebbe, se al posto di Chiara ci fosse Fabrizio. Se uscissero di loro selfie, storie, etc.
Nessuno direbbe che Ermal sta mettendo in piedi “teatrini ridicoli” per farsi notare dal mondo del gossip (e come si starebbe facendo notare, se a stento si vede, ‘sta ragazza? Che non è nemmeno un personaggio pubblico, eppure ecco sempre le complottiste beninformate a dire che ha una cattiva fama, che è assetata di successo, che è un’esibizionista...ma che cazzo ne sapete? Ma non fareste prima a dire “mi sta sul cazzo perché mi guasta la festa”? Non prendete in giro nessuno, potete inventarvi tutte le rivelazioni esclusive di figlie, nipoti e biscugine di pezzi grossi della musica che volete), che lo fa perché non solo di vergogna della sua sessualità, ma non ha più niente da dire sul piano artistico. 
Eh già. Distruggiamolo come artista, oltre che come persona, solo perché si è fatto vedere addirittura TRE volte (che scandalo! Tre volte!) in compagnia di una donna, peraltro mai in atteggiamenti intimi. E comunque non ci sarebbe niente di male, se alla loro quarta apparizione pubblica, si dessero un bacio, per dire. Se stanno insieme è anche naturale. Così come sarebbe naturale se, ripeto, al posto di Chiara ci fosse Fabrizio (ma tanto è inutile ripeterlo, l’obiezione è sempre SiEtE oMoFoBbBbBeEh, è logica circolare 101). L’Italia non sarà un Paese particolarmente liberale, non lo è, ma non è nemmeno l’Inghilterra vittoriana. 
Scommetto che se Ermal, tra i suoi tanti duetti, ne annunciasse un altro con Fabrizio, all'improvviso non sarebbe più patetico e disperato, non avrebbe più esaurito la sua vena artistica, non starebbe più cercando di rilanciare una carriera in picchiata libera (stocazzo, Ermal invece sta volando altissimo da anni, il suo prossimo lavoro lo dimostrerà ulteriormente). Curioso, no? 
E poi chissà perché queste infamie non sono mai state dette sui duetti di Fabrizio. I duetti di Fabrizio sono tutti bellissimi e di altissimo valore artistico (e generalmente lo sono, è vero), è solo Ermal quello che vende il culo. Potrebbe entrarci il fatto che Roberta non si vede da un po’ (e fa anche bene, vista la misoginia imperante, non la biasimo)? Chissà. E poi pensa un po’: Fabrizio ha detto che sua figlia è la donna della sua vita - parole bellissime di un padre amorevole che sono state usate contortamente e vergognosamente come “prova” che non ha rapporti di alcun tipo con donne che non siano sue consanguinee. La prossima volta che il mio papà dirà che io sono la donna della sua vita, dovrò preoccuparmi che non ami più mia madre? O dovrò dirgli “papà, questo prova che sei gay”? Bah.
Sono stanca e nauseata da questo schifo. 
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pangeanews · 5 years ago
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“Io rispondo: Cucù!”. Marino Moretti 40. In tre per ricordare il poeta che nessuno ricorda: il poeta, la fata, il saltimbanco
“Erano gli occhi di un uomo tormentato e terribilmente intelligente”: il mio incontro con Marino Moretti
È stato per qualche anno il mio vicino di casa a Cesenatico sul porto canale. Quasi porta con porta. Alcune volte, specialmente in primavera, vedevo che la sorella o la donna di servizio lo accompagnavano per una breve passeggiata. Un attimo e spariva dopo avere guardato le barche e, forse, pensato a suo padre. Ogni tanto arrivava da Milano, credo dalla Mondadori, una grossa automobile con autista che lo prelevava portandolo ad incontrare scrittori e poeti che arrivavano da ogni parte del mondo. Credo che fosse una specie di ambasciatore della casa editrice. Era senza dubbio un autore importante, molto più importante di quanto si credesse nel mio insopportabile paese di nascita. Negli ultimi anni, quasi alla stessa ora, verso le 14, entrava in casa Moretti il medico di famiglia, il dott. Lelli Mami, che è stato anche il mio medico e questo, credo, è stato per anni l’unico punto in comune tra il grande Marino e l’imbecille superficiale che ero. All’improvviso è cambiato qualcosa. Con Ferruccio Benzoni e qualche altra figura marginale che non voglio nominare, ho fondato la rivista Sul Porto. Risparmio la sua storia, non ne posso più di raccontarla. Sul Porto mi ha cambiato la vita, ma adesso basta. Comunque, a Marino era giunta la voce della rivista e ci ha voluto incontrare. Un pomeriggio ci ha ricevuto a casa e ho potuto guardarlo per la prima volta negli occhi rimanendone profondamente impressionato. Erano gli occhi di un uomo tormentato e estremamente intelligente. Ti guardava e sembrava farti i raggi X, forse ti leggeva dentro e credo che, alla fine dell’incontro, sapesse di me più cose di quante ne conoscessi io a quel tempo. Io non sapevo niente. Non lo avevo nemmeno letto. Ripeto: imbecille, superficiale, e aggiungo: ignorante.
Dell’incontro ricordo con divertimento la risposta che diede alla mia domanda da guascone: “Lei Marino ha fatto la prima Guerra Mondiale?”. E lui: “No, non mi hanno preso, ero troppo vecchio”. Nel 1915 era già vecchio. Cos’era allora quel giorno in cui ci ha offerto una bibita alla menta? Era un poeta di ormai novant’anni che scriveva Le Poverazze e Diario senza le date, due libri straordinari che ancora leggo scoprendo ogni volta cose nuove che mi lasciano come basito. Non è facile che accada, sempre più di rado. Ultimamente, in maggio, credo, ho recitato due sue poesie per la trasmissione radiofonica Fahrenheit su Radio Rai 3, durante una visita alla casa di Marino guidati dalla direttrice Manuela Ricci e ne vado orgoglioso. Mentre leggevo ero emozionato e in soggezione come un ragazzino. Bella cosa anche questa… Adesso sono 40 anni che è morto e sono 40 anni anche della mia vita senza sentire la presenza del mio vicino di casa e respirare in qualche modo l’aria che respirava. Sono convinto che siano le persone che ci abitano a fare le città e i paesi spargendo nell’aria e intorno la loro grande energia. Spariti Moretti e Benzoni, Cesenatico si è come spenta e raggomitolata in se stessa. Anch’io.
Stefano Simoncelli
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Moretti vecchio è più giovane di tanti poeti giovanilisti di oggi. È sano tatuarsi sulla lingua questo distico: “Sono contento. Sono/ però sempre in agguato”.
Durò troppo – e fu memorabile. Due criteri altrimenti ad esigenza di genio – durezza, memorabilità – hanno spinto nel falò dell’oblio Marino Moretti. Chi lo legge più, oggi, Marino Moretti? Certo, la Casa Moretti di Cesenatico – terra avita di MM – fa quel che deve fare una istituzione culturale: un ciclo di incontri, una mostra di documenti, un po’ di teatro (vedete tutto qui). Gli accademici, insomma, fanno il loro gioco. Ma, brutalmente, un poeta muore quando non stampano più le poesie e devi andarlo a stanare in biblioteca, tra sguardi liquidi d’interogativi. E Moretti, troppo memorabile – “Piove. È mercoledì. Sono a Cesena” resta uno dei versi più celebri del canone italico – ha scritto troppo, fu uno dei grandi autori Mondadori, ora è relegato in un ‘Meridiano’ pieno di tarli – In verso e in prosa, classe 1979, tombale, per la cura di Geno Pampaloni. Neppure lo straccetto di un ‘Oscar’, una pubblicazione qualunque, entri in libreria e oggi di Marino Moretti c’è il nulla, perché? Eppure, fino all’altro ieri, fino a sbattere il muso contro la lapide, di Moretti s’elogiava tutto, anche la narrativa, non vertiginosa – fatta salva La vedova Fioravanti, da cui Antonio Calenda estrasse uno sceneggiato per la tivù – “Moretti possiede il dono più ambito per un narratore, quello dell’inventiva. Solo Pirandello, in questi decenni, gli sta a pari per copia e originalità di spunti”, scriveva, con troppa enfasi, Francesco Casnati. Ora, per esercizio di gioia più che di giustizia, metto in fila ciò che mi sembra buono di MM.
*Le parole di Carlo Bo, che definiscono il carattere ‘alieno’ di MM: “il ribelle e anarchicheggiante Moretti… finiva per suggerire una linea alternativa alla poesia più famosa e celebrata dei grandi del Novecento”.
*Il fatto che Moretti chiude con la poesia un secolo fa. Nel 1919 raccoglie per Treves le sue Poesie. Torna alla poesia, con rinnovata furia, cinquant’anni dopo: nel 1969 con L’ultima estate, poi, soprattutto, con Le poverazze e Diario senza le date, tutti pubblicati da Mondadori. I libri più belli, in cui non c’è niente da perdere, il detto del sopravvissuto. “La sua invenzione poetica è tutta proiettata a battere con lo scalpello, a respingere la parte morta della vita, il convenzionale, l’insincero, l’inessenziale. Dice di no ai letterati e ai potenti, a chi gli offre la laurea e a chi lo invita alla firma di un manifesto… si vanta dei propri insuccessi; quando fanno l’appello, si fa dare assente” (Pampaloni).
*Questo stare di spalle, nella cella, cercando la parola che fa rumore, senza presa retorica, nell’isolamento dei beati. “Moretti ebbe un’esistenza solitaria, integralmente vissuta come proiezione letteraria, fra esaltazione e vittimismo, e assunse lo pseudonimo Aliosha, tratto dai Fratelli Karamazov di Dostoevskij” (Marino Biondi). Altri avrebbero scelto Ivan, il campione nichilista, oppure ‘Mitja’, l’uomo moderno crudo al patire e all’amare. Il candore chiede coraggio moltiplicato.
*Ha risolto il passato in un refolo di carta, l’ironia gli ha fatto scoprire che il viso del futuro, in verità, è ustionato, quasi un vuoto, un buco nell’osso.
*Nella vecchiaia, la continua, estenuata analisi di sé e dei propri specchi e delle proprie proteiformi e vipere immagini. Con una lingua che cerca, senza sotterfugi sperimentali, l’aguzzo bianco della parola, che non si sa se è bramito o musica, se è poesia o natura, verbo o fruscio d’albero. “Io sono come un goloso/ che s’imponga un digiuno/ per essere qualcuno”; “Quello che sono ignoro e dovrai pure/ ignorarlo anche tu”; “Io non son come gli altri e mi dispiace”; “Dell’erotismo io non so quasi niente/… ma il sesso, dico, fiore della carne,/ è innocente,/ è innocente”; “Vecchio libidinoso, non c’è nulla/ di più moderno della tua vecchiezza”; “Eccomi illeso e senza disinganni./ Così ho finito: ora dimenticatemi”. Le rivelazioni accadono come filastrocche, cose durissime vengono dette come zucchero filato. Moretti riduce il labirinto lirico in un sentiero – pur pieno di mostri, di sfingi.
*Devo dire. Mi piace questa definizione di Giorgio Bárberi Squarotti, che parla del lavoro di Moretti come di “obbedienza assoluta” a “ciò che è piccolo”, come di “scandalo del troppo basso”. Lo scandalo non è nello scandalistico o nello scandaglio nel fango – che è già opzione retorica. È questa povertà, la dizione spoglia, il mendicare una nudità ulteriore. “L’opera in versi di Marino Moretti… è l’esempio più intrepido e strenuo della riduzione del discorso poetico al grado zero della semplicità più scoperta, più determinatamente ricercata, più calcolata nel respingere ai margini ogni tentazione espressiva, ogni allegoria, ogni dottrina, ogni richiamo anche remoto e indiretto alla tradizione o a modelli alti. Moretti proprio nulla deve a d’Annunzio e neppure al conterraneo Pascoli… È davvero l’esempio di un’obbedienza assoluta, perfino eroica, al canone della rappresentazione di ciò che è piccolo, modesto, provinciale, depresso… La poesia abdica totalmente a se stessa in Moretti… è lo scandalo del troppo basso, davvero agli antipodi rispetto al sublime pascoliano e dannunziano, e anche all’ironia di Gozzano”. Questa abdicazione senza agnizione mi affascina.
*Un distico che vale per ogni poeta, come l’apice di una disciplina. “Sono contento. Sono/ però sempre in agguato”. Moretti, plurivecchio, quarant’anni dopo, mi suona molto più giovane di troppi poeti che la reiterata gioventù ha reso stantii, conformi, esangui.
Davide Brullo
*
Sole, sfortunate, sfibrate, in convento, né giovani né belle: repertorio delle donne di Moretti (con amarcord dal liceo di Fidenza). Attenti, però: i poeti sono gazze ladre, non offrono la verità, la rubano!
Quando studiavo alle superiori la poesia crepuscolare immaginavo giovani poeti, un po’ disadattati, tristi ed emaciati, ammalati di vita e di innocenza. Oggi dai media sarebbero definiti nerds, probabilmente più simili ai miei compagni del liceo classico Gabriele D’Annunzio, che ai contemporanei Fabrizio Corona o Fedez. Il liceo classico Gabriele d’Annunzio aveva solo due sezioni e queste erano frequentate soprattutto da ragazze. Quei pochi maschi presenti, si distinguevano per un perenne accenno di baffo, per il fisico o troppo gracile o troppo pronunciato. Insomma nessuno di loro poteva vantare all’epoca un fascino da sciupafemmine come i loro coetanei degli istituti tecnici. Ancora più dello scientifico il Gabriele D’Annunzio era la scuola frequentata dai figli dell’upper class di Fidenza, una cittadina famosa per essere stata bombardata quasi completamente durante la Seconda guerra mondiale. Da quella tragica esperienza, però era rimasto immune il Duomo del XII secolo e, solo durante gli anni Novanta, quando noi liceali dovevamo scegliere tra una laurea in Giurisprudenza a Parma o a Lettere a Bologna, l’amministrazione scopriva che quella chiesa sorgeva lungo la via Francigena, itinerario noto nel medioevo e ora fortuna per il turismo locale.
Se cresci in una città come Fidenza, dove gli abitanti si sentono comunità, dove tutto resta uguale e i giovani hanno il pub come alternativa alla noia, è naturale che molti di noi siano po’ crepuscolari, sospesi tra i non detti, il vorrei ma non posso. Indecisi tra l’arrendersi ad una condizione bigotta e conservatrice, ma comoda e il salto nel vuoto di una grande città. Così, i miei amici, ancorati alle tradizioni e alla famiglia, hanno deciso per le lunghe estati presso la piscina Guatelli, le umide feste paesane con tanto di retorica terzomondista e le scuole private cattoliche per i figli (perché l’equosolidale va bene solo se preso a piccole dosi come il caffè del Nicaragua). Insomma, hanno abbracciato quelle buone cose di pessimo gusto, incapaci di scelte rivoluzionarie e coraggiose, preferendo a Che Guevara il circolo privato di tennis. Noi, invece, figli di un dio minore, devoti a Guccini e Ligabue, siamo rimasti schiacciati tra sogni di gloria e una realtà politica che diventava sempre più deludente e autoreferenziale. Eppure “Noi credevamo”: credevamo nei Progressisti, nell’Ulivo e nell’impegno delle manifestazioni; abbiamo cercato di cambiare il mondo senza immaginare che il mondo invece avrebbe cambiato noi. Sarà per questo senso di impotenza che mi è restato incollato addosso, che amo particolarmente i poeti crepuscolari. Ho conosciuto tanti Guido Gozzano, Sergio Corazzini e Marino Moretti, gente dalla testa piena di sogni. Ovvero i Totò Merumeni della porta accanto con cui si discuteva di politica seduti sulle panchine della piazza Garibaldi. Nel 1910 sulle pagine del quotidiano La Stampa, il critico Giuseppe Antonio Borgese, presenta Guido Gozzano, Fausto Maria Martini, Carlo Chiaves e Marino Moretti, come poeti crepuscolari. Artisti che non hanno nulla da dire e nulla da fare, ma se siamo ancora qui a insegnarli nelle nostre classi forse qualcosa di buono hanno detto. In particolare trovo intrigante Marino Moretti per la sua discreta ambiguità.  Ha uno strano destino, cosa non di poco conto per chi come me legge i segni e interroga gli astri: nasce il 18 luglio 1885 e muore il 6 luglio 1979 a Cesenatico. La coincidenza di nascere e morire nel pieno dell’estate mi è sempre sembrato un affronto, una presa in giro da parte del destino. Inoltre nelle antologie per le scuole superiori viene spesso solo nominato come esponente della corrente crepuscolare, nonostante si caratterizzi per una sua profonda originalità. Malinconico, ma anche ironico e irriverente verso un mondo in bilico tra nostalgia e desiderio, in alcuni versi mostra una gran voglia di trasgressione. Un forte desiderio di vita. Altro che “animula” o “disperato pellegrino”.  In particolare mi riferisco all’assoluta modernità di Moretti in Ti ribelli (dalla raccolta Poesie scritte col lapis) i cui versi raccontano di abbracci sensuali e ricerca di emozioni d’alcova, più vagheggiate che realizzate.
Ti ribelli? Ti ribelli? Ma come? Non sai che sei La mia schiava e ch’io potrei afferarti pei capeli? Io son colui che ha la bava Qui qui tra labbra e gengiva e tu sei ben remissiva e tu sei ben la mia schiava.
Come suonano strani questi versi, soprattutto se penso ad un poeta che rifiuta l’orizzonte carnale dannunziano! Quanto contrastano con la domestica pigrizia pascoliana, in cui mamma e sorella sono le uniche donne degne di amore. La poesia, però, ha il brutto vizio di celare più che di rivelare. E chi afferma che sia specchio del cuore, forse non sa che, chi scrive versi, è come una gazza ladra: non offre, bensì ruba la verità. Chissà quale verità celava Moretti quando in Più vecchia di me, raccontava del suo amore adolescenziale per una signorina di dieci anni più anziana. Questa donnina, ormai rassegnata ad un’esistenza grigia, dopo la morte del fidanzato per pleurite e privata delle gioie del talamo, diventa una tentazione per questo timido poeta “giuro che sei la prima… la prima donna che…”. Ovviamente l’ellissi del verso finale non lascia dubbi sull’intenzione…
Quando racconta l’universo femminile, Moretti spesso si riferisce a figure di donne incontrate nella sua infanzia. Ha ben presente la figura materna, le suorine del collegio, la maestra di piano e la signora Lalla. Quadretti di donne di provincia, un po’ dimesse e perdute nei loro ricordi. Un posto privilegiato nel suo cuore è riservato alla sorella, presso la quale si reca in visita a Cesena.  Nella poesia A Cesena, è ormai una donna sposata e solo apparentemente felice. A Moretti, infatti, sono sufficienti pochi gesti di lei, il tono più alto di voce, le parole che le escono dalla bocca veloci come il vento, per capire che in fondo quella non è altro che una serenità ostentata.
In realtà sembra che nelle poesie di Marino Moretti non ci sia posto per la felicità delle donne: sono sole, alcune in ristrettezze economiche, altre rintanate in convento oppure come nella Figlia unica la figliola viene descritta impietosamente arcigna, beghina, poco avvenente, costretta suo malgrado a sottostare al controllo di mammà (nonostante dentro di lei arda il desiderio per un uomo). Per Moretti l’amore, quello sensuale, resta out. Resta un miraggio lontano, un desiderio inespresso come in Diva. Un capriccio di lei smorzato nel rifiuto di lui. Un malizioso tentativo di seduzione da parte di una ragazzina fin troppo sveglia verso il giovane poeta, giocato con l’offerta di una sigaretta al posto della mela, che ovviamente Moretti non può e non vuole cogliere.
Mi chiedo, infatti, se la risposta del perché Marino Moretti abbia raccontato in modo così impietoso il suo universo femminile fatto di figlie al capezzale della madre, di donne né giovani né belle, prive di grazia, di signorine quarantenni in perenne attesa di un cavaliere, non sia da cercare nei versi dedicati all’amico Poggiolini. L’amico dal mite sguardo di fanciulla.
Ilaria Cerioli
***
Io sono come un albero sempre verde, mai nudo. Io mai fui nudo e crudo, mai mi màculo o àltero. Per quanto ho gusto e fiato dono, sprono, perdono. Sono contento. Sono Però sempre in agguato.
*
Dall’A alla Zeta
Chi ti contende il nome di poeta? Chi ti vuol tutto ormai risolto in prosa? Che cosa sei, che cosa, se nell’arte minore che ti agghiaccia quello che sai lo sai dall’A alla Zeta, e di ciò il cruccio ti si vede in faccia insieme ai segni delle tue rancure?
Io rispondo: Cucù! Quello ch’io sono ignoro e dovrai pure ignorarlo anche tu.
*
L’altro me stesso
L’altro me stesso guarda il suo giardino, guarda le cose intorno, sorride a queste cose, al verde, al giorno, a tutto come quando era bambino. E qui sente che il tempo s’è fermato, che s’è come staccato da tutto il resto e la morte è lontana, e che ogni attesa è vana, se non esiste più ora e stagione, ma soltanto quel bosso e quel giardino.
Perch’io son quel bambino con la sua sfida nella mia prigione.
*
Io non mi dolgo di non inventare la mia modernità, ché il moderno e l’eterno non mi prendono alla gola, e il mio dramma non è questo. E che sia più modesto non lo sorprende anche perché lo sa. C’è un altro in me ch’altre più cose sa.
Marino Moretti
L'articolo “Io rispondo: Cucù!”. Marino Moretti 40. In tre per ricordare il poeta che nessuno ricorda: il poeta, la fata, il saltimbanco proviene da Pangea.
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Calcio: Real accusato di tangenti agli arbitri, club querela
Scandalo in Spagna per le rivelazioni di un presunto coinvolgimento del Real Madrid in un’operazione di corruzione degli arbitri della Liga. L’accusa è stata lanciata da José Manuel Villarejo, ex commissario di polizia e discusso personaggio più volte coinvolto in numerosi scandali politici e finanziari che ne hanno determinato anche l’arresto.     Secondo Villarejo, intervistato dalla radio…
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toscanoirriverente · 6 years ago
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Le rivelazioni involontarie su Brexit contenute nei fogli gettati alla stazione di servizio finiscono per creare uno scandalo sui giornali domenicali inglesi. Nel testo l’eccentrico conservatore sostiene che non c’è “nessuna strategia” per lasciare l’Ue senza un accordo (...) 
Se è vero, la Brexit è stata una mera cialtronata populista.
Lecito chiedersi a chi abbia giovato a livello internazionale.
P.S. Il pizzino sarebbe solo un’ulteriore prova a favore della cialtroneria dei brexiters.
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